In questi anni di profonda crisi, tutti hanno imparato a conoscere termini come deflazione e inflazione, almeno approssimativamente collegandoli con l’andamento dell’economia nazionale e internazionale. L’inflazione è l’aumento dei prezzi che, sganciato dagli aumenti contingenti stagionali, rapportato allo stesso periodo dell’anno precedente, rappresenta un incremento della richiesta, cioè se la domanda aumenta, chi offre quel bene ne aumenta il prezzo, è una legge fondamentale dell’economia di mercato e questo significa che gli acquirenti aumentano i loro consumi, segno di un aumentato benessere, di una disponibilità di spesa aumentata.
La conseguenza è che l’aumento di richiesta si riflette in un aumento di produzione, quindi più manodopera, più introiti fiscali per lo Stato, più guadagni per le aziende, maggiori investimenti, più servizi per i cittadini, potenzialmente, ma questo dipende dalle scelte della politica, meno tasse per tutti. Esattamente il contrario per la deflazione: i cittadini hanno meno disponibilità economica, meno capacità di spesa e riducono i consumi. Chi vende, nel tentativo di farlo, deve diminuire i prezzi, rinunciando a fette di guadagno. Se si riduce il guadagno, anche gli investimenti diminuiranno e in ogni caso cala il gettito fiscale.
Il calo di produzione, perché la gente non compra, provoca calo dell’occupazione, quindi maggiore povertà nelle famiglie e si innesca una spirale velenosa per l’economia. Il ridotto gettito fiscale costringe il Governo ad un aumento delle tasse e il taglio di servizi alla cittadinanza. Ecco perché è così importante uscire dalla deflazione. I dati economici indicano che a settembre i prezzi sono stati in aumento, timidissimo, rispetto allo scorso settembre, dello 0,1%, mentre su base puramente mensile sono calati dello 0,2%.
Due dati contrastanti tra loro, comunque troppo timida come ripresa dell’inflazione per rappresentare una vera speranza di avvio all’uscita dal periodo buio. Se dovesse confermarsi nel lungo periodo questo dato di crescita, per arrivare a livelli di inflazione con utili effetti sull’occupazione e sugli investimenti, ci vorrebbero almeno 15 anni. Occorre puntare su politiche di sostegno al reddito, soprattutto nelle fasce sociali più deboli, per far ripartire i consumi, unica via per riportare in quota l’economia nazionale. Mentre in Italia gioiamo per lo 0,1% in più, nell’area Euro, il dato medio dell’inflazione è dello 0’4%, quattro volte quello italiano, con i Paesi dell’est che stanno trainando l’economia Europea.