Siamo ormai quasi alla realizzazione della fantascienza. Nel mondo già molte persone, per loro scelta, si sono fatte impiantare un Chip sottocute contenente varie informazioni quali i dati anagrafici, un codice di comando per l’apertura della porta un codice di riconoscimento per l’ingresso al lavoro, addirittura la carta di imbarco per i voli della SAS. Certamente è una bella comodità, realizzabile in pochi istanti e addirittura disponibile in kit, ma ci stiamo trasformando sempre più in macchine, in esseri ibridi, senza più alcun limite di privacy.
Il prossimo passo ventilato è utilizzare questo metodo per impiantare chip sottocutanei contenenti i dati relativi alle patologie, le terapie e contatti di emergenza. In questo modo certamente si potrebbero eseguire interventi medici più rapidi ed efficaci che potrebbero contribuire a salvare molte vite in più. Il problema è, piuttosto la privacy, in qualunque momento, chiunque potrebbe venire a conoscenza di dati sensibili che ci riguardano. Come ogni cosa, la trovata ha aspetti un po’ positivi, un po’ negativi, occorre valutare molto bene il bilancio tra questi e decidere.
Quello che è certo è che la nostra privacy è messa già a dura prova da tutti i sistemi di sicurezza e sorveglianza che pure sono necessari per tutelare la sicurezza; quando navighiamo in rete le nostre scelte vengono spiate e utilizzate per proporci acquisti di beni o servizi in base agli interessi che la rete stessa elabora, coerente con quello che facciamo in internet. In questo panorama di invadenza del mondo globalizzato nella nostra vita anche privata, forse farci mettere un microchip come i cani sarebbe anche un po’ eccessivo.
Se proprio si dovesse optare per una simile soluzione, almeno sarebbe opportuno che il chip contenesse solo un codice anonimo attraverso il quale i medici, in un sistema totalmente informatizzato e condiviso potrebbero risalire ad ogni informazione utile, sanitaria e personale. In questo modo, almeno, sarebbe salvaguardata la privacy.