Non si smette di parlare ancora della famosa “tassa sui 500 milioni” imposta alla filiera dei casino online con bonus e delle apparecchiature da intrattenimento: infatti, la Legge di Stabilità dalla quale è derivata questa famosa tassa è giunta sui banchi della Consulta, chiamata ad esprimersi proprio sulla questione della sua legittimità costituzionale, precisamente dell’art.1, comma 649, articolo relativo proprio a quella famosa tassa che ai “suoi tempi” ha fatto molto discutere e fatto schierare da una parte o dall’altra. Come si sa, quando si parla di gioco è difficile trovare unicità, figuriamoci quindi su di una tassazione!
La questione di legittimità era stata sollevata lo scorso mese di novembre 2015 dal Tribunale Amministrativo del Lazio, laddove i suoi giudici evidenziarono dubbi relativamente alla disparità di trattamento ed alla “ragionevolezza della norma”, anche se in questa norma potrebbe ravvisarsi un “peso potenzialmente insostenibile” per gli operatori. Allora, furono depositati da parte dei concessionari, gestori ed esercenti una serie infinita di ricorsi che lamentavano la “violazione del principio del legittimo affidamento, violazione e contrasto con gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione”.
In particolare, al Tar, la norma presentava altri motivi per cui la legittimità costituzionale poteva presentarsi fondata in ragione degli articoli 3 e 41 della Costituzione mettendo così sotto il profilo di rilevanza “il canone di ragionevolezza”, ritenendo che risultassero dubbi di compatibilità costituzionale con riferimento sia al “profilo della disparità di trattamento, sia al profilo della ragionevolezza”.
La previsione normativa violava i canoni di ragionevolezza allorquando “in maniera illogica” presumeva che ogni apparecchio da intrattenimento avesse la stessa potenzialità di reddito, laddove la potenzialità invece dipende da una serie di fattori, come la differenza tra Awp e Vlt, e poi anche la differenza tra un comune, un quartiere e persino la strada dove l’apparecchio viene collocato: tutto questo “rende poco plausibile il criterio posto in essere dal legislatore”. Ed ancora, secondo il Tar, la “irragionevole ripartizione del versamento imposto” suddiviso tra concessionari poteva anche produrre una alterazione del libero gioco della concorrenza” tra gli stessi favorendo coloro che, in presenza di un reddito superiore per ogni singola apparecchiatura, si trovano a versare in proporzione al volume delle giocate nei casino online legali, un importo minore. In conseguenza di ciò, questi stessi operatori “privilegiati” potrebbero destinare maggiori risorse agli investimenti. Insomma, tutte queste considerazioni del Tar, ora a sette mesi di distanza dal rinvio disposto dal medesimo, sono rimesse al parere della Consulta.
Nel frattempo, la successiva Legge di Stabilità 2016 ha cambiato tutto per questo anno e per quelli a venire, poiché è intervenuta nuovamente sul settore dei giochi innalzando la loro tassazione, ma andando ad eliminare questo “balzello” dei 500 milioni che era stato previsto con cadenza annuale per almeno cinque anni. Rimane aperta, pertanto, “soltanto la questione relativa al versamento della quota relativa al 2015” che, come chi conosce le “storie del gioco”, è stata corrisposta solo da una parte della filiera. Questo “pagamento parziale” ha così creato un buco di circa 160 milioni di euro nelle casse dello Stato che dovrà quindi attivarsi… Rimane anche aperto il fronte dei ricorsi presentati per la ripartizione delle quote da corrispondere ai sensi sempre della Legge di Stabilità, ma in fondo questi sono soltanto 400 ricorsi!